Educazione compito urgente

 

1) Crisi dell’educazione

Siamo indiscutibilmente in difficoltà nell’educazione dei figli. Siamo in difficoltà nella famiglia dove facciamo fatica ad educarli quando sono piccoli, quando vanno a scuola, quando arrivano all’adolescenza, quando non se ne vogliono mai andare e restano in casa per sempre…

Siamo in difficoltà a scuola dove l’impegno nello studio è scarso, dove l’autorità dei professori e stata gradualmente erosa da genitori iperprotettivi e da circolari ministeriali che hanno abolito ogni difficoltà, dove tutti sono uguali, chi studia e si impegna come chi se ne infischia e scalda il banco.

Siamo in difficoltà in parrocchia dove stiamo cercando di impostare un nuovo modo di trasmettere la fede con la collaborazione primaria della famiglia.

Il S. Padre Benedetto XVI, ben consapevole della situazione, ha inviato alla diocesi ed alla città di Roma una lettera sul compito urgente dell’educazione.

Già aveva sottolineato il problema quando ha aperto il Convegno Diocesano di Roma l’11 giugno 2007 (in quell’occasione aveva lanciato l’allarme sull’emergenza educativa); quando ha scritto l’Enciclica “Spe salvi” (dicendoci in che cosa possiamo – e possono i nostri figli – sperare); quando ha salutato le scuole cattoliche di Roma domenica 20 gennaio all’Angelus ed ora in occasione della sua lettera alla Diocesi di Roma del 21 gennaio u. s.

 

2) Le parole del Papa

Il Papa parte dalla premessa che:

–  abbiamo tutti a cuore il problema dell’educazione;

– perché abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare i nostri bambini adolescenti e giovani;

– non possiamo dunque non essere solleciti nella formazione delle nuove generazioni per dare loro la capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male per la loro salute non solo fisica, ma anche morale. Educare è dunque un compito al quale non possiamo sottrarci, delegando ad altri o – peggio – trascurandolo.

Sono le affermazioni iniziali del Pontefice che sono fondamentali proprio perché molti genitori si sono defilati dal loro compito educativo ed addirittura – oggi – lo temono.

Perciò anche il Papa parla di “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi cui spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita.

Ma di chi la colpa?

– Viene spontaneo, incolpare le nuove generazioni, “come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato”.

– Si parla anche di “frattura tra le generazioni” che certamente esiste e pesa, ma che “è l’effetto, piuttosto che la causa della mancata trasmissione di certezze e valori”.

– Dobbiamo dunque la dare la colpa agli adulti di oggi che non sarebbero più in grado di educare? In realtà sono in questione non soltanto le responsabilità degli adulti o dei giovani che esistono e non devono essere nascoste; ma anche “un’atmosfera diffusa, una mentalità ed una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene”.

Diventa allora veramente difficile trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita.

 

3) Difficoltà insuperabili?

Difficoltà certo (e quando mai l’educazione è stata un compito facile?), ma non impossibili. “ Non temete! Tutte queste difficoltà, infatti, non sono insormontabili”. Come? Riappropriandoci consapevolmente dei grandi valori del passato che vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale. Su questi valori è possibile fondare un’educazione che sia davvero tale:

  • la chiedono i genitori preoccupati per il futuro dei propri figli;
  • la chiedono tanti insegnanti che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuola;
  • la chiede la società nel suo complesso;
  • la chiedono gli stessi ragazzi che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle scelte della vita.

In questo la fede ci è di grande aiuto perché offre una risposta attraente e veritiera – intellettualmente e praticamente – ai problemi umani reali, quindi anche a quello dell’educazione.

Chi crede in Gesù Cristo ha un ulteriore e più forte motivo per non avere paura: sa infatti che Dio non ci abbandona, che il suo amore ci raggiunge là dove siamo… per offrirci nuova possibilità di bene. Senza aver paura, anche oggi dunque si può fare della buona educazione.

 

4) Le regole della buona educazione

La buona educazione ha, però, bisogno di quella vicinanza, di quella fiducia che nascono dall’amore. Ogni vero educatore sa che soltanto amando i suoi allievi li aiuta a superare i loro egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore.

E’ poi una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni o delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda rispetto alla verità, soprattutto a quella verità che può esser di guida nella vita.

La verità della vita:

– comprende la sofferenza che non va evitata ad ogni costo ai nostri giovani;

– comprende un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina;

– comprende l’autorevolezza che rende credibile l’esercizio della libertà;

– e, infine, non può mancare la responsabilità dell’educatore; ma anche, nella misura in cui cresce, quella del figlio, dell’alunno, del giovane. Responsabilità che si estende da noi alla società intiera perché c’è veramente bisogno del contributo di ognuno di noi perché la società diventi un ambiente favorevole all’educazione.

 

6) Giovani d’oggi: è possibile!

Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti, alla radice della crisi educativa vi è infatti una crisi di fiducia nella vita. Ma noi riponiamo in Dio la nostra speranza, che non è speranza solo per me, è sempre anche speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità ed all’amore.

E qui non posso non citare le parole del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, all’apertura della 58ª Assemblea della Cei nel maggio di quest’anno in un importante passaggio intitolato “Giovani d’oggi: è possibile!” dice ad un certo punto “il problema dei giovani sono gli adulti. Essi (i giovani) non respingono l’autorità, cercano l’autorevolezza dei testimoni e dei maestri…”

Forse davvero il problema dei giovani siamo noi. L’ho già scritto altre volte: noi siamo convinti che per fare della buona educazione occorra intervenire prevalentemente sui bambini… è necessario agire altrettanto su di noi, affinché siamo modelli credibili di vita onesta e limpida, fuori da ogni compromesso; di fede chiara e sicura, di speranza nella vita futura, di autentico amore che si traduce in risposte chiare ai grandi interrogativi ed alle grandi domande di ogni uomo (perchè sono al mondo, come ci devo stare, la fede che ruolo ha nella vita, che c’è dopo la morte, ecc., ecc.). Forse rispondendo – con la nostra vita – a queste domande l’educazione dei giovani diventerà semplice “passaggio” di certezze.

 

 

7) Conclusione

Mi rendo conto di aver riferito molto modestamente il pensiero del Papa e che pertanto non mi resta che dire: “andate alla fonte” che è di ben altro livello. La lettera si può trovare sul sito www.vativan.va; utilizzando il motore di ricerca con le parole “lettera diocesi roma compito urgente educazione”.