Finalmente… le vacanze!
Sono veramente tanto desiderate e tanto attese, soprattutto da alunni e studenti; ma anche da mamme e papà. I primi perché si liberano dalla scuola e i secondi perché finiscono sia gli impegni collaterali alla scuola (sveglia, accompagnamento, compiti, ecc.); che i “problemi” connessi alla scuola (voti, colloqui, interrogazioni o verifiche in classe, note e quant’altro). Tutto bello dunque? Sì, se si parte “con il piede giusto”.
Atteggiamenti negativi connessi alle vacanze, ce ne sono?
Si può partire col piede sbagliato cominciando a pensare: Sarà ogni giorno qui a chiedere, chiedere, chiedere; starà a letto fino a mezzogiorno e poi sempre al computer o alla play station; non si preoccuperà dei compiti delle vacanze; mi farà urlare da mattina a sera; si farà male (bici, motorino, giochi, bagni, ecc.); avrà amici in casa ogni santo pomeriggio, ecc.
L’errore sarebbe come sempre quello di “trascinarci” in una continua lamentela, soffocati dall’indecisione e senza alcuna proposta da fare.
La pedagogia preventiva positiva quali vacanze ci suggerisce?
Come sempre la pedagogia positiva ci propone di incominciare per tempo a ragionare anche sulle vacanze, per mettere poi in pratica quanto abbiamo pensato esser meglio per noi e per loro; perché se abbiamo idee ben chiare, vivremo vacanze felici.
È impressionante constatare quanto le “convinzioni” possano determinare la nostra vita e quella dei nostri bambini, avanti dunque con proposte alternative alle lagnanze e alla rassegnazione.
Cominciamo a dire che le vacanze ci permettono di essere più rilassati e più sereni. Concediamo davvero questo “lusso” ai nostri bambini ed anche a noi: andiamo più lenti, alziamoci più tardi, mangiamo con più calma, corriamo di meno.
Introduciamo, poi, una drastica riduzione di ordini e di divieti, aumentando contemporaneamente la libertà concessa ai bambini e a noi. Quindi meno stress e più allegria; meno tensioni e più sorrisi, risate, canti, barzellette e scherzi.
Determinanti dal punto di vista educativo sono le iniziative di famiglia come le passeggiate (a piedi o in bici) con mamma, papà, fratelli e amici o i “lavoretti” necessari in casa, (quel mobile da lucidare, l’acquario di Nemo da assemblare, e – perché no? – le pareti da imbiancare) il trucco sta nel valorizzare l’apporto che i bambini possono dare, senza l’aiuto dei quali quei lavori – pur necessari – non sono mai stati possibili.
Ma importantissime sono anche le “vacanze vere” quelle fuori casa: tutta la famiglia insieme. Sono giorni magici se li sappiamo vivere bene. Contemporaneamente si devono utilizzare proficuamente tutte le occasioni offerte dalla parrocchia, come i Grest o i pomeriggi in oratorio, magari con mamma e papà (o almeno con uno di loro).
E i compiti delle vacanze, quando si fanno?
È un problema che ricorre nelle domande dei genitori pertanto non posso trascurarlo. Una posizione pedagogicamente corretta può esser quella che venga elaborato (dal figlio studente, sia ben chiaro) nella prima settimana di vacanza un “piano” di svolgimento dei compiti, con date e orari, terminante con la frase: Mi faccio obbligo di rispettarlo. Un piano visto da tutti e appeso in una parte ben visibile della casa. Questo è un grosso intervento pedagogico teso ad abituare il figlio a “progettare i suoi lavori” e a tener fede a quanto deciso.
Compito dei genitori, nella fase di redazione, è quello di controllare che sia possibile rispettarlo tenendo conto degli impegni (che comunque ci saranno), sia di famiglia che dei figli; poi ovviamente sarà quello di vigilare affinché venga attuato.
Verrà rispettato? Sicuramente no; ma in questo caso si procederà al “recupero” di quanto perduto.
Esemplifico per essere chiaro: oggi non è stato possibile fare i campiti? Nessun problema: si modifica quanto programmato per fare domani quanto al momento non è stato possibile.
Il valore educativo del progettare i propri impegni scolastici estivi, del tentare di rispettare tali impegni; dell’accettare le difficoltà di realizzazione superandole con i recuperi, è almeno pari alla soddisfazione di avercela fatta. Non priviamo i nostri figli, di questa grande gioia che darà tanta fiducia in se stessi. Torneranno a scuola fieri di aver fatto il loro dovere. Certo il tutto sarà costato un bel po’ di fatica (anche a noi), ma che risultato! E se quest’anno non è andata benissimo, nessuna preoccupazione abbiamo molti anni davanti per migliorare.
Una questione di metodo… dunque?
Ma quanto detto per i “compiti delle vacanze“ può valere anche per il resto. Se applichiamo la pedagogia positiva non ci si metterà a dettare ai figli regole che poi non faremo rispettare; ci sforzeremo, invece, di farle elaborare a loro; non ci lamenteremo perché non fanno niente in tutto il giorno, semplicemente chiederemo il rispetto di quanto loro stessi hanno pensato utile per se medesimi. Metteremo le vacanze sotto una luce favorevole; parleremo con tranquillità delle condizioni favorevoli che ci offrono per diventare autonomi e decidere del proprio tempo per far bene e concorderemo pacificamente le “poche” regole delle vacanze.