«Sono in difficoltà con i miei tre figli, pur essendo, con mio marito, ben impegnata nel dare loro una buona educazione; ho “paura” se penso al loro futuro; leggo questi articoli su Voce, partecipo alle riunioni a scuola, non manco alle conferenze in cui si parla di educazione… ma mi sento tanto inadeguata…». Così mi scrive Anna Chiara.
E ad Anna Chiara posso dire, senza ombra di dubbio: «Stai imparando a crescere dei figli bravi, buoni, sani ed intelligenti, simpatici e generosi, sereni ed allegri, sicuri, amorevoli, riconoscenti e generosi, con un alto livello di autostima e tanti amici…».
Certo tutto questo non avviene con facilità, costa sacrificio, impone di rischiare e ciò è confermato da quanto scrivi. Per far nascere un figlio ci vogliono nove mesi, ma per portarlo alla maturità ci vogliono (si dice per convenzione) diciotto anni. Diciotto anni, questo è il tempo di cui disponiamo per fare di lui una persona equilibrata. Diciotto anni durante i quali il nostro destino è totalmente legato al suo. Diciotto anni nei quali i suoi comportamenti ci interpellano ad ogni istante … davanti a questo impegno chi non ha delle difficoltà, chi si sente “all’altezza” del compito? Scegliere di diventare genitori significa sicuramente dare concretezza all’amore coniugale, ma è anche accettare, nei riguardi del frutto del nostro amore, la responsabilità di diventare guida e modello credibile per tutto il tempo della sua crescita. Noi abbiamo il compito di decidere che cosa sia meglio per lui; dobbiamo distinguere tra ciò che è buono e ciò che non lo è; non si deve essere troppo severi, né troppo permissivi; occorre distinguere l’essenziale dall’accessorio e non possiamo esimerci da queste scelte, pena il naufragio della nostra azione e la fragilità della persona che stiamo crescendo. Ma non abbiamo solo questo da fare, c’è il coniuge, gli altri figli, i genitori e parenti, il lavoro, gli amici, la scuola, il volontariato, la società … tutto questo va armonizzato in un puzzle che è difficile da combinare. E non possiamo pretendere che siano loro (i figli) a spianarci la strada. I bambini vanno là dove gli impulsi li spingono. Quindi non solo dobbiamo trovare la strada giusta, ma anche lo dobbiamo fare indirizzando bene le tendenze spontanee dei figli.
Certo, un genitore che è impegnato in mille cose, fatica addirittura a trovare il tempo per imparare diventare un buon educatore, ma se vuole lo trova; anche perché il tempo richiesto è mille volte inferiore a quello passato davanti al televisore. Per leggere un articolo occorrono una ventina di minuti; partecipare agli incontri proposti dalla scuola, dall’A.Ge., da Comunità e Scuola o dalla Parrocchia non richiede mai più di un’oretta e mezza (due al massimo).
Dunque, cara Anna chiara… continua a leggere questi articoli, partecipa agli incontri di formazione per i genitori (compresi quelli per l’Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi), continua con tenacia la tua azione di genitore-educatore e guarda al futuro dei tuoi meravigliosi bimbi con grande serenità: “Stai crescendo tre figli bravi, buoni, sani ed intelligenti, simpatici e generosi, sereni ed allegri, sicuri, amorevoli, riconoscenti e generosi, con un alto livello di autostima e tanti amici”.