“Perché con la fede i nostri figli non saranno mai poveri, senza la fede non saranno mai ricchi” (Giuseppe Tovini). La fede è un grande dono che abbiamo ricevuto, un dono prezioso e proprio perché tale vorremmo veramente trametterlo anche i nostri figli. Certo, occorrerà che lo accettino questo dono come già abbiamo fatto noi; Dio, infatti, è massimamente rispettoso della nostra libertà e non ci impone nulla, nemmeno di credere in lui.
Potremo poi continuare dicendo che fede dà risposta alle “grandi domande” (circa la vita, il mondo, la storia, l’al di là, ecc.) che anche i bambini si pongono. Loro… Dio lo intravedono nel papà e nella mamma che ritengono onnipotenti, onnipresenti, buonissimi. Loro… attribuiscono spontaneamente ai genitori le diverse perfezioni della divinità. Con la crescita e durante l’infanzia questa “idea”, a contatto con le limitatezze dei genitori, si affievolisce ed i bambini si chiedono chi può rispondere al desiderio di eternità, di sicurezza che sorge in loro. Qui intervengono gli educatori che manifestano e comunicano la loro fede. E se l’educazione religiosa manca? È il vuoto. Perciò non abbandoniamoli, non eludiamo le domande, diamo risposte autentiche sia con le nostre parole che con i nostri comportamenti. La fede così trasmessa offre la risposta al “bisogno di Dio” che ormai si è manifestato.
Circa il come dobbiamo fare uno sforzo per aggiornare le nostre convinzioni. Fino a poco tempo fa abbiamo creduto che per educare alla fede occorresse “mandare” i nostri figli al catechismo, a messa, alla confessione, alla comunione, far dire loro le preghiere, ecc. ecc. Vero, da fare anche oggi; ma tutto questo trova fondamento se la nostra vita ci propone come modelli credibili che hanno idee chiare sui temi fondamentali dell’esistenza.
Quindi, prima di tutto, vanno consolidate le nostre convinzioni circa la fede e questo ci chiede di manifestare apertamente e costantemente che “credere è bello”. Poi vanno riviste certe nostre posizioni circa la speranza. In un mondo dove il male sembra trionfare, noi possiamo essere “la buona notizia” che ha grande fiducia nella Provvidenza perché sa che le forze del male non ci annienteranno e che il bene presente nel mondo è molto, molto maggiore del male e alla fine prevarrà. Per quanto riguarda la carità, infine, possiamo comunicare ai nostri bambini che “l’amore è possibile”, in famiglia, nella comunità e nella società.