Non sono certamente pochi i genitori che viziano i figli perché non riescono a sopportare di vederli tristi o delusi. Negare al figlio, tanto amato, la soddisfazione di un desiderio crea disagio in tutti i genitori e – a maggior ragione – in quelli che hanno avuto un’infanzia infelice. Certo esiste anche l’infelicità del figlio che si vede negare qualcosa, ma c’è una differenza:
- il malessere che provo io papà è egoistico, perché dire di no crea problemi, implica fermezza per far rispettare il no, ecc. ecc. e allora: Dico di sì, lui è contento, e… io pure!;
- il disagio del figlioè “educativo” in quanto se l’adulto gli dice no o pone un limite è per il suo bene; lui medesimo capisce che è giusto così e lo accetta, certo non correrà in braccio alla mamma a dirle “grazie”; ma capisce. Un bambino non è felice se ottiene tutto quello che vuole, è felice e sicuro quando vive entro regole ben chiare, rispettabili e rispettate.
I bambini, fin da piccoli percepiscono il disagio dei genitori e ne approfittano. Occorre allora trasmettere messaggi molto chiari che non ammettano repliche; ad esempio: «Mamma ora che ho finito il pranzo, posso andare a giocare?». Se la risposta è: «Perché non mi aiuti prima a sparecchiare la tavola che sono stanca…», è un messaggio ambiguo che incoraggia la disubbidienza. Invece: «Aiutami, poi vai a giocare» è un ordine chiarissimo che non ammette repliche. Certo la mamma che lo dà deve aver preventivamente (ecco la pedagogia preventiva) vagliato se stessa per essere certa che riuscirà a farsi ubbidire. Se tale certezza mancasse non deve dare l’ordine, ma iniziare con un percorso educativo che, in tempo lungo quanto necessario, giungerà a stabilire la regola che: «Finito di mangiare, tutti danno una mano, la mamma lava le stoviglie, Elena le asciuga e Riccardo le ripone. É esentato il babbo che deve uscire prima delle 13 per il lavoro e la sera è stanco, ma la domenica, anche lui…».
E dato un ordine o detto un no non bisogna recedere, tenendo presente che mentre noi siamo pieni di impegni e di cose da fare, loro, i nostri piccolini, non hanno di meglio da fare che cercare di farci cambiare idea. Ci mettono costantemente alla prova per vedere se intendiamo mantenere ciò che abbiamo detto …, se trovano uno spiraglio (la mamma è stanca, se piango un po’, la intenerisco, un bel capriccio davanti alla cassa del supermercato, so che le dispiace dirmi di no, ecc.) è fatta.
E, a proposito di capricci, parto con una frase slogan, così si ricorda: i capricci devono essere “sterili”. Se nostro figlio sa che i suoi capricci in pubblico intaccano la nostra fermezza troverà irresistibile scatenarsi in una richiesta. Questo capriccio, come tutti gli altri, deve essere inefficace, cioè mai è poi mai deve produrre il risultato voluto. Mai è poi mai quello che è chiesto deve esser acquistato. E se ci dà fastidio il fatto che la cassiera ci guarda male… abbandoniamo la spesa sul nastro, usciamo e andiamo a fare i nostri acquisti in un altro negozio e non prima di aver fatto patti chiari con il birichino.
Un collega mi confidava che avendo negato al figlio la possibilità di uscire in bicicletta da solo, si è sentito rispondere: «Ti odio…» e lui è rimasto molto turbato e lo ha lasciato andare…
Una simile espressione può davvero ferire; ma in questo caso sarebbe stato il caso di dire: «…Ed io ti amo ed è perché ti voglio tanto bene che ti ho detto di no, la tua sicurezza è importantissima per me e mai permetterò che tu disubbidendo ti metta in pericolo».