Il linguaggio verbale del bambino
I bambini: ci sono quelli che parlano prestissimo e quelli che ritardano; infatti, lo sviluppo del linguaggio verbale, come di tante altre facoltà, avviene per fasi che sono uguali per tutti, ma che non hanno gli stessi tempi. Ogni essere umano è unico e irrepetibile per cui ciascuno ha sue caratteristiche e sue modalità di crescita; rallentamenti e accelerazioni hanno davvero a questa età scarso significato, queste differenze verranno assorbite in poco tempo e la anche la disparità, tra “loquaci” e “taciturni” sarà ridotta di molto.
Quando cominciano a parlare ci sono bambini che faticano a pronunciare alcune lettere ad esempio la erre. Anche questo é ‘normale’ e non è necessario alcun intervento che può essere addirittura controproducente; l’esercizio che avviene prima della maturazione delle abilità psico-fisiche relative alle facoltà che vogliamo esercitare ritarda, infatti, l’apprendimento.
Si nota spesso, poi, la differenza tra i primogeniti e i secondogeniti, in genere si dice che il figlio minore ha uno stimolo in più nel fratello più grande; ma il primo è maggiormente incentivato a parlare dalla cerchia degli adulti, se questi si esprimono correttamente con lui.
Talvolta capita, anche, di osservare due gemelli che parlano poco, ma capita altrettanto di trovarsi davanti a due gemelline (soprattutto femmine) che non tacciono un secondo. Si tratta, in ambedue i casi, di un fenomeno del tutto naturale che non deve preoccupare e che sarà superato.
Ci sono infine bambini che raccontano poco o nulla di quel che accade, per esempio al nido o alla scuola dell’infanzia. Non è giusto, e non è bene tempestarli di domande. Proviamo a creare spazi in cui noi stiamo zitti: parleranno sicuramente loro e ci diranno quelle cose che con domande nostre non avrebbero mai detto. Di solito si afferma che, per stimolare un bambino a parlare, occorre parlargli ed è vero; ma facciamo in modo che non sia un monologo della serie parlo solo io…, deve essere un dialogo nel quale, quanto lui esprime, ha la precedenza sul nostro dire e sulle nostre domande. Occorre anche saper tacere per ascoltarlo! Occorre valorizzarlo, anche quando non condividiamo quello che dice. Bisogna scegliere di consumare i pasti principali con la Tv spenda lasciando – anche al bimbo piccolo – la possibilità di ‘dire la sua’ e facendo capire che ciò che dice ci interessa.
E, in conclusione, aiutiamo lo sviluppo della lingua del nostro bambino utilizzando parole corrette, chiare, non bamboleggianti, non ripetitive dei modi di esprimersi dei piccoli: dunque il mal di pancia non diventi ‘la bua al pancino’, la bambola non sia ‘babà’ e il cane ‘bau-bau’ ecc. Evitando anche di recepire – quando il bambino può esprimersi verbalmente – le richieste che avvengano con segni, mimica o parole storpiate. Usiamo le giuste parole per ciò che diciamo con soggetto, verbo, complementi e aggettivi.