I bambini, anche quando sono molto piccoli, sognano. Basta osservarli, guardare gli occhi (che si muovono a palpebre chiuse), il loro volto (che gioisce, sorride, intristisce o manifesta panico e dolore), i movimenti del corpo (che corrispondono all’esperienza onirica), ecc. Come noi adulti fanno sogni legati alla vita vissuta, o sogni di fantasia lontani da ogni realtà, o “brutti sogni” nei quali le situazioni (verosimili o astruse che siano) generano ansia, paura, spavento, ecc. Attenzione: il sogno è fittizio; ma la paura che lo spesso accompagna è reale! In tutti i casi bisogna distinguere se il bimbo non si sveglia o se si sveglia. Cominciamo dalla prima ipotesi: il nostro piccolo borbotta, parla, si agita, si mette a sedere sul letto, ha paura. La cosa dura poco tempo, poi crolla sul lettino e il sonno continua. Non è il caso di svegliarlo…. Tutto è finito. Se, invece, si sveglia é importante essergli vicino, coccolarlo e dirgli semplicemente che si è trattato di un “brutto sogno” che capita anche a noi e che non c’è nessun pericolo … è solo un sogno! Calmato il bimbo anche la paura passa e lui normalmente si addormenta. Possono capitare anche – seppur raramente e soprattutto nei maschietti in un’età che può andare dai 4 ai 12/13 anni – fenomeni di sonnambulismo: il bambino apre gli occhi, si siede sul lettino, magari si alza, cammina per la casa compie talune attività che quasi sempre sono ripetitive. Che cosa si deve fare? Evitare che si faccia male, quindi attrezzare la casa in modo tale che ciò sia impossibile; togliere di mezzo gli oggetti che possono ferirlo; chiudere porte e finestre; mettere un cancellino se ci sono scale aperte. Non è vero che sia pericolosissimo svegliarlo, è vero che un brusco risveglio non è il massimo. Non è vietato prenderlo in braccio, coccolarlo dolcemente, parlargli con voce pacata, ecc. In genere dopo alcuni minuti torna a letto tranquillamente o lascia docilmente che il genitore ve lo riporti riprendendo a dormire.
Qualcuno è dell’avviso che facendoci raccontare, il “brutto sogno” lo aiutiamo a superarlo; personalmente non ritengo la cosa utile. Il rischio, è quello di “fissare il ricordo del brutto sogno” che potrebbe generare difficoltà nell’addormentamento. Sono sempre contrario all’idea di fare domande ai bambini affinché ci dicano di loro o in questo caso dei loro sogni. Ritengo che la strategia vincente sia quella di tacere, lasciando spazio a quello che loro vogliono dire, dimostrandoci poi molto interessati a ciò che esprimono e assolutamente non dando “valutazioni di merito” su quanto espongono. Non so poi a che cosa serva “farsi raccontare i sogni” … salvo che qualche genitore non sia molto bravo a capirli, ma mi pare di poter dire che ci sono stati notevoli tentativi nella storia di interpretare i sogni da parte di illustri pensatori, con risultati – a mio avviso – assai modesti. Tenuto conto che al mattino, il piccolo sognatore, nella stragrande maggioranza dei casi, non si ricorda nulla, ritengo positivo non parlarne neanche il giorno dopo, salvo che non lo faccia lui.