Sempre abbiamo sostenuto che l’apporto dei genitori nell’educazione è “determinante”. Ma se è vero questo – ed è vero! – perché capita che non abbiamo difficoltà con gli altri figli, ma con uno sì, e molte? Se i genitori sono gli stessi e se educano con gli stessi principi ogni figlio; se danno i medesimi esempi, se favoriscono i comportamenti buoni in tutti e limitano quelli negativi, com’è che i risultati sono diversi? Uno ubbidiente, educato, calmo; l’altro agitato, confusionario, ribelle, irrispettoso delle regole, un autentico terremoto. Uno bravo a scuola e l’altro totalmente disimpegnato, ecc., ecc.?
La risposta è addirittura semplice: ogni uomo è essere unico ed irrepetibile, perciò nessun bambino che viene al mondo è uguale ad un altro (Dio è infinito anche nella fantasia). A questo va aggiunto che anche noi genitori nel frattempo siamo cambiati, diamo meno importanza a taluni aspetti e, contemporaneamente, prestiamo maggior attenzione a certi altri, quindi: non educhiamo ogni figlio allo stesso modo. Anche il sesso del figlio è un fattore che influenza significativamente gli esiti dell’azione educativa di papà e mamma. Sia perché specifiche sono le dotazioni innate, sia perché la natura ha disposto che bambini e bambine avessero caratteristiche, non solo fisiche, differenti e complementari. A questo si aggiungano le influenze culturali che attribuiscono modi intervenire tipici dell’uno o dell’altro sesso. E poi – continuando – le condizioni di vita di ogni figlio, sono diverse, non foss’altro per il fatto che il secondo genito non è figlio unico (mentre il primo lo è stato fino all’arrivo del fratello), ma anche perché i genitori hanno qualche anno (e qualche esperienza) in più. Se, a quanto detto, sommiamo le influenze esterne alla famiglia … le differenze tra un figlio e l’altro ci appariranno del tutto normali, non saranno un ostacolo all’educazione, ma una risorsa per formare autentiche personalità.
Va sottolineato, per finire, il fatto che se gli altri figli danno meno problemi non significa che non ne abbiano e che non necessitino dell’impegno degli educatori. Certo il ragazzo vivace, ribelle, svogliato attirerà molto di più l’attenzione sia in casa che in società; ma questo non deve essere motivo per trascurare gli altri. Tutti i bambini, indipendentemente dal loro carattere, vanno accettati e amati, condotti ed educati, con cura e affetto, fino al termine dello sviluppo.