«Viviamo in tempi nei quali si avverte una vera “emergenza educativa”. Formare le giovani generazioni, dalle quali dipende il futuro, non è mai stato facile, ma in questo nostro tempo sembra diventato ancor più complesso. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e coloro che rivestono dirette responsabilità educative. Si vanno diffondendo un’atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita». Così Benedetto XVI, a Concesio l’8 novembre 2009 in occasione della visita alla casa natale di papa Paolo VI e alla nuova sede dell’Istituto Paolo VI.
«Assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”. Vorrei ripeterlo: assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società. Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società, poiché l’educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza». (Papa Francesco ai membri del corpo diplomatico, l’8 febbraio 2021).
Certo quell’espressione, catastrofe educativa, può apparire forte (il papa l’aveva già usata nel videomessaggio, inviato il 15.10. 20, al convegno sul Patto Educativo Globale), ma è cambiata davvero la situazione non solo nel mondo – dove circa dieci milioni di bambini potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus e la didattica a distanza, laddove c’è stata, ha comportato una maggiore dipendenza da internet – ma anche nelle nostre case perché l’indifferenza e l’individualismo sono anche lì in agguato; le depressioni, la conflittualità, la rabbia in aumento, la solitudine davanti al computer pure, le ludopatie anche.
Rinnovato impegno educativo vuol dire che le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, possono e debbono essere portatori di un messaggio di speranza, promotori di un patto globale per le giovani generazioni affinché l’educazione, anche scolastica, sia estesa a tutti. Un’esigenza ancora più urgente in questo tempo segnato dalla pandemia.