Costretti in casa

 

Niente scuola! Lo sguardo, dalle finestre o terrazze, su strade e piazze deserte. Le notizie captate dai discorsi degli adulti e dalla TV. Il virus. La pandemia…  Come spiegarlo ai bambini?

Premesso che la prima cosa da fare, con semplicità e naturalezza, è quella di insegnare loro le buone abitudini igieniche che sono indispensabili al fine di evitare il diffondersi del morbo, per quel che riguarda se e come mettersi in dialogo con i bambini (dai tre ai dieci anni), una risposta, che – lo so – non sarà condivisa da tutti, prudentemente suggerisce di non parlarne se… non siamo sollecitati da loro medesimi.  Non si tratta – sia ben chiaro – di nascondere la verità, ma di avere il massimo rispetto per i piccoli le cui strutture emotive e cognitive non sono in grado di affrontare temi che richiedono solidità psichica e ragionamenti complicati.

E allora dobbiamo fare subito immediati cambiamenti. Tra questi il primo è: pranzare e cenare con la famiglia riunita… e con la tivù spenta! I telegiornali, che giustamente parlano solo di “quello”, sono fonte di angoscia per i bambini, proprio per la tragicità delle notizie e delle immagini che trasmettono. Non sottoponiamoli a tali motivi di disagio.  Quindi (ed è il secondo cambiamento da fare): in loro presenza non discutiamone nemmeno tra di noi, soprattutto con toni catastrofici, né – al contrario – come semplice parlare di ciò che avviene. Pensare che “tanto non capiscono” è un grossolano errore pedagogico molto diffuso. Avvenimenti di così rilevante gravità richiedono anche nell’esprimerli molta prudenza.

Quando nostro figlio invece dimostrasse, con le sue domande o con il suo comportamento, che  quello che accade lo ha toccato, è nostro preciso dovere iniziare un dialogo sull’argomento. Come? Il messaggio chiave e chiaro che noi adulti possiamo inviare è la nostra fiducia che il male verrà, seppur a fatica e con tanto tempo, superato. Comunichiamo quindi la nostra “sicurezza” che l’impegno generoso di stanti uomini nel mondo che studiano, curano, combattono l’epidemia porterà buoni risultati.

Diverso ovviamente il discorso se abbiamo a che fare con ragazzi più grandicelli per i quali l’informazione, proporzionata all’età, è opportuna sempre, accompagnata anche per loro come per tutti da una certezza: Dio non ci abbandona mai.