Le comunicazioni scritte tra genitori e figli sono, oggi, più frequenti di quanto si potrebbe supporre. Tutti, infatti, si scambiano ogni giorno numerosi sms tramite il telefonino; molti ricorrono alle e-mail; ma ci sono ancora genitori (meno tecnologici) che appendono bigliettini in cucina o in camera; quelli che riempiono la casa di post-it; altri che scrivono le regole di famiglia e le mettono dentro una cornice e non manca infine chi scrive delle vere e proprie lettere. Tutto ciò è utile ed educativamente valido, semplicemente perché “verba volant” e “scripta manent”. Anche nel XXI secolo, dunque, gli scritti sono efficaci strumenti di contatto e possono rafforzare i legami con i figli. Mettere per iscritto i propri pensieri costringe a chiarirsi le idee e ad esprimerle con pacatezza, razionalità e serenità; salva il tutto da una transitorietà che è insita nelle parole e, infine, dà stabilità ai contenuti. Nell’Ottocento i genitori più acculturati usavano scrivere ai figli nelle grandi occasioni: al momento della nascita, del battesimo o della prima comunione, all’inizio degli studi o del lavoro, alla partenza (o al ritorno) da un viaggio, il giorno del matrimonio o quando diventavano genitori, ecc.. Ebbene questo si può fare ancora oggi! Un biglietto (un sms, una e-mail, una nota scritta a mano) per dirgli: “Bravo!” quando nostro figlio ha fatto veramente bene; per dire alla figlia adolescente: “… ed io ti amo!”, dopo che ci ha urlato “ti odio” perché non le abbiamo concesso di andare a quella tal festina; per lenire i sentimenti offesi e ricreare un’atmosfera affettuosa dopo aver pronunciato parole rabbiose; per ripetere un ragionamento serio senza troppe discussioni e liti; per trattare un argomento difficile; per esser solidali e vicini nelle occasioni importanti (esami, colloqui di lavoro, promozioni, ma anche dispiaceri, malattie o lutti ecc.). Nel corso degli anni, i genitori che hanno l’abitudine di scrivere vere e proprie tradizionali lettere ai figli mi hanno, poi, fatto notare un altro importante vantaggio: i figli finiscono per fare la stessa cosa e non provano disagio a manifestare i propri sentimenti. Noi possiamo coglierne le opportunità educative per chiedere di annotare gli impegni assunti; stilare un programma; definire un patto (ad es. prima di iniziare una attività importante); stabilire un vero o e proprio contratto (ad es. per l’uso del Pc, del motorino, del cellulare, dell’auto, ecc.).