La prima domanda dei genitori è: “Quante ore deve dormire un bambino?”. La risposta non è facile e non può esser uguale per tutti perché il bisogno di sonno è diverso da bambino a bambino, essendo determinato da tanti fattori: il temperamento innanzi tutto, poi l’età, gli stimoli esterni, l’atmosfera che si respira in famiglia, ecc., ecc. In linea di massima, comunque, il tempo dedicato al sonno non deve essere inferiore a dieci ore per notte. E la seconda é: “Qual è il momento giusto per metterlo a letto?”. Stabilito che, un bambino non dovrebbe andare a letto oltre le 22, l’ora giusta si può personalizzare in base ai segnali inviati dallo stesso; ma – assolutamente mai – si dica: “Adesso…, nel lettino” e poi… ci si dimentichi di far rispettare quanto detto, o lo si ripeta più e più volte. Quindi, se non dà segni di stanchezza, si aspetti un pochino; senza oltrepassare di più di trenta minuti l’ora abituale e, ripeto, detto che si va a letto… si va. Poi la terza domanda: “Due fratelli devono necessariamente coricarsi alla stessa ora?”. No, anzi, può essere consigliabile differenziare. Il piccolo ha suoi orari che ha acquisito sin dai primi giorni di vita in famiglia, che sono diversi da quelli di suo fratello. Questa prassi gratifica molto il più grande e, inoltre, gli consente di avere i genitori tutti per sé, almeno per un po’ di tempo. E la quarta: “Quali accorgimenti perché si addormenti senza problemi?”. Creare un momento di serenità in cui si raccontano le cose belle della giornata, in cui si sta tranquilli insieme. E il tutto si conclude con la preghiera, un bel segno di croce accompagnato da un bacio e da un “Buonanotte” detto con tutto l’affetto di mamma (o papà o fratello maggiore o zia, nonna/o ecc.). E se non si addormenta senza il suo cagnolino di peluche… glielo lasciamo fino a quando lui medesimo lo abbandonerà… Quinta domanda: “Il riposino pomeridiano è utile?”. Utilissimo e vale la pena di farglielo fare cercando di mantenere ogni pomeriggio le medesime abitudini, quindi di non modificare le attività che precedono il sonnellino. Ad esempio: esce dal nido alle 14, va al parco giochi un momento, torna a casa, beve (o mangia qualcosa di leggero) e poi si riposa. Se si modificano le abitudini, la cosa diventa più difficile e risulta inutile tentare di addormentarlo con un’ora di anticipo o di ritardo o quando situazioni nuove gli permettono di vivere esperienze nuove. E, se il bambino dorme male di notte, non metterlo a letto nel pomeriggio nella speranza che si addormenti prima la sera è controproducente. Un bambino privato del riposo, quando ancora lo desidera, è destinato ad arrivare all’ora della nanna stanco morto. E ciò non facilita l’addormentamento.
Non dimentichiamo, infine, che anche il cibo influenza il sonno; purtroppo le mamme tendono a riempire il piatto del piccolo e a pretendere che il bambino mangi molto anche la sera, ciò non favorisce la tranquillità del pasto e nemmeno il momento in cui ci si corica. Una cena leggera e, poi, la classica camomilla o una tisana possono facilitare il riposo del bambino senza produrre effetti indesiderati.