Nei primi mesi della vita, ogni bambino si identifica con la madre ed è “centrato” su se stesso; si parla, in tal senso, di egoismo infantile o, per meglio dire, di ‘egocentrismo’ che vede il bambino agire come se tutta la realtà circostante fosse indirizzata a soddisfare i suoi bisogni. Tra questi bisogni, però, ci sono anche quelli che lo porteranno un poco alla volta a darsi un’immagine di sé distinta da quella della mamma, del papà, dei fratelli e di chi frequenta l’ambiente sociale in cui vive. In altre parole, i nostri bambini oltre al bisogno di nutrirsi, stare al caldo, vivere bene, non soffrire, ecc. sentono anche la necessità di alimentare la “persona interiore” che a poco a poco li porterà ad aver un’opinione di se stessi, un indice di gradimento o livello di autostima. Gli animali non presentano questa caratteristica, si accontentano di soddisfare le loro esigenze materiali e diventano indipendenti dalla madre, secondo le leggi che la natura ha fissato.
È facile ora dire che il “concetto” che ognuno di noi ha di se medesimo influenza in modo determinante la sua vita. E facile dire che se io ritengo di essere un uomo onesto, sincero e leale, non farò imbrogli, non mentirò, non tradirò mai la parola data; se un bambino crede di essere buono gli sarà più facile esserlo, se sa di essere allegro manifesterà spontaneamente questa sua tendenza alla gioia, se pensa di essere sincero non dirà bugie, ecc. ecc. Ne viene di conseguenza che, sia l’adulto che il bambino, gradiranno tutte quelle situazioni che confermano la stima che hanno di sé e cercheranno di evitare quelle che la minacciano. Il timore che assale un piccolo quando gli si chiede di presentarsi in pubblico per una recita, non è certo determinato da un pericolo fisico, semplicemente “intuisce” che se non riesce bene nella sua esibizione ci resterà male, sarà scontento di sé e la sua autostima crollerà. Quindi l’essere riconosciuto e valorizzato dipende in larga parte dal mondo sociale in cui vive e principalmente dalla famiglia nell’ ambito della quale, per starci bene e star bene con se stesso, ha assolutamente bisogno di attenzioni che lo guidino, con affetto ma anche con fermezza e coerenza, per orientarlo e disciplinarlo fino al termine dell’età evolutiva.
Il pericolo principale che corre il bambino è quello di avere papà e mamma tutti centrati sulla soddisfazione dei loro bisogni (tra questi anche quello di essere genitori) che si dimentichino della necessità che egli ha di farsi una identità, di sapere che cosa è bene e che cosa è male, che cosa loro pensano di lui, ecc. In questo senso la vita di famiglia, il rispetto e la reciproca stima che vi si manifestano servono ad alimentare la “personalità” del bambino, a dargli sicurezza e fiducia.