Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la balbuzie è un “disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà”. Le statistiche dicono che il fenomeno interessa tra l’1 e l’1,5% dei bambini italiani oltre i 5 anni (prima dei cinque anni il disturbo non può considerarsi vera e propria balbuzie, ma è definito come disfluenza). Che fare? Una piccola inchiesta tra i parenti fino ai nonni di mamma e papà servirà per sapere se c’è qualcuno che ha balbettato per un certo periodo; in questo caso, più che ereditarietà, potrebbe esserci una “predisposizione familiare”; se così fosse la situazione è addirittura più semplice, perché esclude motivi e cause di tipo psichico come stress, conflittualità, ansie, disagi, ecc. Se la balbuzie è “transitoria” (dura poco tempo, poi scompare e magari riappare per poi estinguersi) pare opportuno non dare troppo peso alla cosa, non rimproverare il piccolo, non forzarlo affinché parli correttamente. Una visita da uno specialista del linguaggio per accertamenti specifici è indubbiamente, anche in questo caso, utile; è invece indispensabile portare il bambino in un centro specialistico quando la balbuzie si protrae per molto tempo (indicativamente, oltre i sei mesi), perché a quel punto non si può considerare transitoria. Oltre alla durata altri sintomi possono confermare la necessità di intervento medico: cambiamenti di umore, ricerca continua di rassicurazioni, difficoltà a decidere, tendenza a isolarsi, insonnia, anoressia, stitichezza, enuresi o altro. Permanendo il disturbo affiancato da uno o più sintomi, tra quelli descritti è bene pensare alla cura della balbuzie, dopo essersi consultati con il pediatra di base. Lo psicologo e il logopedista possono dare un valido aiuto a capire il problema, a trovare le strategie migliori per gestirlo e per estinguerlo. Perché la balbuzie è curabile e risolvibile (anche se non velocemente) in qualsiasi fase della vita individuando il trattamento più adatto. Purtroppo può capitare che i compagni prendano in giro il bambino balbuziente e questo, tutto sommato, è il problema più grosso, le reazioni di scherno o di ilarità, infatti, spingono a moltiplicare gli sforzi per esprimersi correttamente e l’effetto è quello di aumentare l’ansia e peggiorare la situazione. In tali casi – stabilito che in ambiente familiare non ci sono problemi – in ambiente extrafamiliare occorrerà adottare taluni accorgimenti, ad esempio: evitare di fargli affrontare situazioni nuove con persone che non conosce; preallertare amici, parenti e conoscenti chiedendo loro la cortesia di rispettare i suoi tempi di espressione, di non mostrarsi affatto meravigliati e di apprezzare molto ciò che (pur con qualche difficoltà) esprime, partecipando serenamente alla conversazione con il piccolo, ecc. Per la scuola invece è indispensabile la collaborazione degli insegnanti di modo che questi attuino un’attenzione educativa verso tutti i bambini della sezione/classe portandoli al rispetto delle “differenze”, delle difficoltà, dei limiti che ogni bambino porta con sé. La collaborazione degli altri genitori, se sollecitata dall’insegnante, non mancherà.