Questa mattina è arrivato al bar, con la figlia e il nipote preadolescente, un caro-fraterno amico. Ordina due caffè, un sacchetto di patatine e… un gratta e vinci.
“Che faresti, nonno, se vincessi un bel mucchio di quattrini?” chiede il nipote… e qui ci si entusiasma e si parla e si discute di una vita da nababbi, di auto di lusso, di viaggi e ville sul mare, di libertà finalmente di vivere senza lavorare.
Partita la figlia con il ragazzo, faccio notare all’amico che con l’acquisto di quel biglietto ed i relativi sogni è stato un “pessimo modello” per il nipote: “È un gioco, che male faccio?”. “Non è un gioco: tu, come tutti, speri di vincere e proponi, invece del lavoro, del risparmio, della sobrietà, ecc., l’investimento nella fortuna, nel denaro facile che ti può arrivare con pochi euro infilati in una slot machine, spesi per una schedina o per grattare un tagliando; senza sforzo, senza impegno, senza fatica!”. Quasi, quasi mi dà ragione il mio amico e questo mi consente di invitarlo a smettere di chiamarlo gioco; ma “azzardo legalizzato” che sta rovinando l’esistenza di molte persone, sta impoverendo un paese già povero, sta riducendo i consumi perché il denaro così buttato viene sottratto ad altri acquisti magari necessari. E posso continuare invitandolo a prendere atto che è un fenomeno diffusissimo (Avvenire del 19 ottobre 2018. indica in 18 milioni i connazionali coinvolti) contro il quale dobbiamo combattere noi per primi evitando di praticarlo, di parlare delle grandi vincite e dei progetti che potremmo realizzare con esse.
A questo punto arriva un “ma”: “Ma, lo Stato ci guadagna e mai rinuncerà ai proventi delle scommesse e c.”. Faccio allora presente che il fisco guadagnerebbe di più se gli stessi soldi fossero usati per l’acquisto di beni materiali e di consumo per Iva e tasse, quasi sempre superiori, che gravano su questi prodotti. A ciò vanno aggiunti i costi delle ludopatie e i danni che queste causano (12 mila Italiani in cura, famiglie devastate, trionfo dell’usura, delle mafie e tanto altro). Ora d’accordo, io ed il mio amico concludiamo che acquistare il biglietto al bar, giocare alle macchinette, partecipare a lotterie o scommesse anche on line, ecc., ecc. non solo è dannoso per le finanze familiari e statali, ma è anche un comportamento pedagogicamente negativo dal quale tutti dovrebbero astenersi.