Si ha l’impressione che i bambini di oggi siano viziati, capricciosi, mai soddisfatti, vogliono tutto e sempre di più: più giocattoli, più dolci, più tivù, più videocassette o cd, più…. Basta uno spot televisivo, basta che ce l’abbia il compagno o la campagna, basta che lo vedano e… lo vogliono! Come si è arrivati a questo punto?
Quando chiedo ai genitori stessi i motivi per i quali i bambini di oggi credono di avere diritto a tutto, individuano come prima causa la pubblicità, che crea necessità indotte; oppure parlano della società di oggi materialista e consumistica; magari danno la colpa al benessere del nostro mondo che non consente più di limitarsi all’essenziale e al necessario, o alla scomparsa di valori come la sobrietà, o al desiderio di possedere e di avere sempre di più, ecc., ecc.
Tutto questo è certamente vero o no?
È vero; ma – a parer mio – non sono quelle le cause principali. La sete di possesso, non nasce all’improvviso nei bambini, non è unicamente stimolata dai mass-media, dalla scomparsa dei valori antichi, non è un’influenza che si prende esclusivamente dagli amici o dalla televisione… comincia in casa!
Volevo ben dire io che non fosse ancora una volta colpa dei genitori…
Capisco la critica. Talvolta sembra che questi papà e mamme siano “responsabili” di tutto; ora anche della brama di “ben avere” dei loro bambini. Ma questo conferma che apprendono da noi, che accettano i comportamenti di famiglia; perché questi assimilano e questi li determinano nei loro desideri o richieste. Non è la tv, la pubblicità, la società, gli amici, che incidono profondamente sulla personalità dei nostri figli, siamo noi, principalmente noi! E ciò è inversamente proporzionale all’età (l’influenza dei genitori è massima nella prima infanzia e gradualmente diminuisce con il crescere degli anni). In sintesi: i bambini pensano di avere diritto a tutto, perché i genitori li hanno ricoperti di diritti.
Ma perché un papà e una mamma normali, intelligenti, svegli dovrebbero creare queste aspettative nei loro bambini?
Ovviamente non è una scelta consapevole (e per questo bisogna “preventivamente” averne coscienza); ma è spontaneo cercare di soddisfare ogni desiderio dei propri figli, siamo naturalmente portati a farlo: vuole il gelato, eccolo! Vuole l’automobilina telecomandata, nessun problema! Vuole un video gioco… ebbene glielo compriamo ancora prima che sia in grado di usarlo! Vuole il telefonino perché ce l’hanno tutti i suoi compagni… va bene, eccolo! Nemmeno più rimandiamo a Natale o al compleanno: diamo tutto e subito.
Troppi genitori credono che i loro figli crescerebbero “diversi” se non avessero tutto quello che la moda propone.
Ma non c’è anche il desiderio, talora anche cosciente, di dare quello che io non ho avuto?
Lo abbiamo già detto, c’è, nessuno ne è esente! Conosco un papà che da piccolo possedette due mattoncini Lego trovati per strada e che tanto desiderò una scatola di costruzioni… ebbene il suo primo bambino ne ebbe una camera piena e ci giocò poco; ma sempre con il papà che si divertiva più del figlio.
Ci sono altri motivi per cui si finisce per dare troppo e per viziare i figli?
Talvolta capita che si dia senza discernimento per “conquistarsi” il loro affetto o per compensarli della scarsa presenza e qui si tende addirittura ad andare altre le loro richieste. Per quanto riguarda il primo caso, noi già sappiamo che i nostri figli ci amano senza bisogno di sollecitarli, ma succede – purtroppo – che ci si dimostri noi indegni di questo affetto o che si voglia amare più dell’altro coniuge e allora si danno molte cose, quasi sempre inutili o educativamente dannose. Nel secondo caso il genitore vuole mascherare la sua poca disponibilità, ma così facendo li priva dell’essenziale: la sua presenza amorosa.
Consigli positivi. Che fare?
Prima di essere trascinati dalla pubblicità, dal desiderio di non fargli mancare nulla, dalla voglia di non farlo sfigurare davanti ai compagni basta chiedersi: Mio figlio ne ha veramente bisogno? Se la risposta è positiva, l’acquisto – se possibile – va fatto perché l’essenziale credo che sia davvero un diritto. Se la risposta è negativa, è bene farsene un’altra: Dal punto di vista educativo è una scelta opportuna? Se la risposta è negativa diciamo di no e sarà uno di quei no che aiutano a crescere di cui parlavamo a proposito di figlio unico.
Il bambino che ha ricevuto affetto da parte dei suoi genitori e le cose che gli servivano per crescere – ma non di più – sentirà meno l’urgenza del possedere e questa si attenuerà proporzionalmente con la crescita, placata dalla convinzione profonda di preferire il “ben essere” al “ben avere”.