«Accoglieremo i bambini in oratorio per l’attività estiva e saremo tutti impegnati nella ricerca della migliore soluzione per garantire protezione e sicurezza; ma io sono preoccupata per una domanda che potrebbero farmi: Perché Gesù ha permesso tutto questo? É una catechista che scrive e chiede: Come posso tentare di spiegare a bambini di 6/11 anni che Gesù non c’entra nulla?».
Personalmente penso che Gesù c’entri, eccome! Perciò consiglio – ed è assolutamente indispensabile – la conoscenza approfondita della Lettera Apostolica “Salvifici doloris” (in particolare della posizione di S. Paolo circa l’unione, nell’amore, delle sofferenze umane alla Sua sofferenza salvifica, ai patimenti di Cristo in favore del suo corpo che è la Chiesa) e in subordine la lettura dell’opera del Card. Gian Franco Ravasi: Fino a quando, Signore?
Qui la lampada che l’autore sceglie come guida nella regione tenebrosa del male è, sì, alimentata dalla riflessione, ma è tenuta viva soprattutto dalla Parola, documentata in un’ampia “meditazione sul dolore” (nel libro di Giobbe, di Geremia, nei salmi e nei Vangeli). La bibbia non svela interamente il mistero del dolore, né cancella il dramma, ma affida la sofferenza e il male a un Altro che è con noi, ma che è anche sopra di noi; che beve con noi il calice amaro del patire, ma che va oltre la stessa morte perché Lui ha vinto la morte. Senza questo affidamento uno degli approdi estremi a cui può condurre l’esperienza del dolore, è quella della ribellione e del rifiuto di Dio.
La domanda iniziale è presa da Epicuro: “Se Dio è onnipotente, perché non elimina il male?”. Seguono dapprima le varie risposte che nella storia sono state proposte: quella del manicheismo o del dualismo, del retribuzionismo, del pessimismo e dell’ottimismo; quella evoluzionista ed esistenzialista, della fecondità educativa del dolore, del rimando alla libertà umana o ad un grande, superiore, arcano “progetto di Dio”, ecc. ecc. E quella di Gesù che incontra, innocente, la degenerazione causata dal male, la assume su di sé attraverso la galleria oscura della passione e della morte; e, con questa solidarietà estrema, depone nel limite umano una scintilla della sua divinità che esplode nella luce della resurrezione, definitiva vittoria sul male.