La voce dell’autorevolezza

 

I genitori spesso rivelano la mancanza di fiducia in se medesimi quando chiedono invece di affermare. Al parco giochi la mamma che dice al suo bimbetto: “Andiamo?” Quale risposta potrà avere? solo una: “No!”. Il guaio è che quella domanda e l’ovvia risposta sono la premessa per posizioni autoritarie. Verrà un momento, infatti, in cui la mamma dovrà imporre la sua volontà e lo farà con la forza. Così avrà distrutto la sua autorevolezza e creato le premesse per analoghi episodi che si ripeteranno prestissimo. Invece di comunicare chiaramente al bambino quello che deve fare, chiede il suo permesso. Ora se chiede il permesso, deve anche essere disponibile ad accettare una risposta negativa. Lui sta giocando, è naturale che voglia continuare, la mamma vuole invece che ubbidisca, lasci il gioco e si incammini verso casa. Qual è il modo più efficace per ottenere quanto la mamma desidera? Non certamente la ripetizione continua della richiesta, non certamente la concessione di qualche minuto ancora, ma semplicemente il rispetto di regole prestabilite e già fissate. Il genitore autorevole prima di andare al parco ha detto al figlio: “Stiamo qui fini alle 18, poi devo andare a casa a preparare la cena!”. All’ora stabilità con la voce dell’autorevolezza, comunica che sono le 18 e si va a casa.

Ma se non vuol venire? Se vuol fare ancora una scivolata o dare un ultimo calcio al pallone? Un solo comportamento è possibile, nessun altro: quello di rispettare l’orario pattuito. E questo lo si otterrà anche (se fosse necessario) prendendo il bimbo e portandolo via, senza irritarsi, senza alzare la voce ma con fermezza. Le prime volte farà una certa resistenza, ma gradualmente imparerà che le regole vanno rispettate. La voce dell’autorevolezza è un importante strumento educativo. Con affetto, coerenza e costanza è possibile mantenere e aumentare la “credibilità” educativa.

“Mi dai una mano a sparecchiare la tavola?”. “Rientri per le quattro?”. “Tesoro, vai a letto che sono già le nove?”. Sono tutti esempi di richieste che vanno bene se io stesso che le propongo ammetto comportamenti diversi. Se io invece desidero che quello che chiedo sia attuato, se sono certo che una volta detto sarò in grado di ottenerlo, allora quelle frasi vanno sostituite con semplici affermazioni, eccole: “Ora, sparecchiamo la tavola, poi vai a…”. “Rientra per le quattro”. “Sono le nove, ti accompagno a letto”.

La voce dell’autorevolezza si logora, si affievolisce, si deteriora e muore, se quello che si richiede non viene rispettato: la conclusione dunque è quella già ripetuta in questa nostra rubrica per cui quando si dà un ordine bisogna avere la capacità di farlo rispettare.