Botta e risposta (9)

 

  • Una delle “regole di famiglia” che ho sentito citare da lei, dice che bisogna pranzare e cenare tutti insieme alla stessa ora e con la tivù spenta; ciò non solo è difficile dati gli orari di scuola e lavoro, ma quando ci siamo riusciti abbiamo solo litigato…

Certo alle 12.30 arriva il figlio dalla scuola, il papà non ha un orario fisso dato il suo lavoro e la ragazza, al primo impiego part-time deve iniziare all’una. La sera è la stessa cosa, la figlia mangia prima perché deve andare in palestra, suo fratello ha appena fatto merenda, la mamma non mangia perché è a dieta e il papà, chissà quando arriva. Quando ci si incontra? Quando parliamo, quando stiamo un poco insieme? Qualcosa è da cambiare e al più presto. Volendo si può, pena la “morte” della nostra bella famiglia. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda c’è chi suggerisce di non parlare a tavola dei guai in corso. Io penso invece che occorra parlarne per “imparare a parlarne” per fare tirocinio nella gestione delle difficoltà, per costruire dialoghi seri, amichevoli e sereni anche quando i figli provocano, sono maleducati o i problemi sono gravi.

 

  • Ho scelto per mio figlio una scuola cattolica e pagherò circa 4.000 Euro; ma mio fratello sostiene che sono soldi buttati perché è lo Stato che deve provvedere alla scuola e alla cultura, lei che ne pensa?

Penso che il migliore investimento che si possa fare sia proprio quello di spendere in educazione e lei sta facendo proprio un bell’investimento che le renderà molto di più di qualsivoglia “conto” arancio, blu o verde che sia. So che un alunno delle scuole statali costa ai contribuenti 6.420,70 € l’anno e che le scuole paritarie – i cui alunni costano allo Stato 473,05  l’anno – fanno risparmiare un mucchio di quattrini (fonte: Prima i bambini – Bimestrale FISM n. 227/2015). Penso infine che lo Stato dovrebbe dare ai genitori un buono studio di € 6.000 ogni anno che spenderanno presso la scuola che dà più fiducia, creando così l’autentica concorrenza tra le scuole.

 

4)  Che cosa pensa delle punizioni del tipo: “adesso vai in camera tua e ci resti fino a    quando non hai capito di aver sbagliato!”

1) Più volte abbiamo detto che tra la violazione ed il castigo deve essere introdotta “l’assunzione di impegno”. Non so che età ha il bambino, ma se dicesse: “Ho capito mamma, sarò più attento”, … non serve il castigo. Solo la violazione dell’impegno richiede il castigo. Quindi non viene mai punito perché ha sbagliato, non è stato attento, ha disobbedito, ecc.; ma perché non ha mantenuto quello che aveva detto di voler fare.

2) A questo punto, escluse le punizioni fisiche, umilianti o degradanti, tutte le altre vanno bene. Quindi quella che voi citate va bene. Quel che conta è farla rispettare.