Verso l’autonomia, una strada da percorrere con i nostri figli (b)

 

L’adulto e il bambino sono diversi per età, ruolo, esperienza, attività e reciproci legami. L’adulto ha il compito di “crescere” il bambino il quale, alla nascita, è totalmente dipendente dal genitore; tanto dipendente che, se non venisse aiutato, morirebbe. Si parte, dunque, dal neonato che ha un livello di autonomia pari a zero e un livello di dipendenza pari a cento, per giungere ad un giovane che possiede i precedenti dati esattamente ribaltati, cioè 100 di autodeterminazione e 0 di dipendenza. L’educazione è dunque un cammino verso l’autonomia e la maturità. Maturità innanzitutto del figlio il quale, deve superare la “fase del posso”, durante la quale dipende dai genitori, per raggiungere la capacità di discutere in famiglia ipotesi comportamentali in un dialogo costruttivo; ma anche maturità di papà e mamma che gradualmente superano la “fase del devi” e comprendono che il figlio ha diritto di vagliare i pro ed i contro, di accettare il margine di rischio insito in ogni scelta, di prendere le sue decisioni.

Come sempre, anche in questo processo, gli educatori possono assumere, atteggiamenti positivi e atteggiamenti negativi. Questi ultimi sono facili da elencare e non posso certo citarli tutti: ci sono genitori iperaccudenti irrimediabilmente convinti che devono sostituirsi ai figli in tutto, altri iperapprensivi che non lasciano uscire i figli da casa se non accompagnati, altri ancora iperprotettivi che intervengono costantemente regolando ogni azione del figlio e ci sono anche i genitori iperpermissivi che non dicono mai un no. ecc. ecc. Sono loro i genitori, in questi casi, a non essere autonomi dai figli e formeranno figli eternamente dipendenti.

La pedagogia positiva, di contro, si sintetizza nelle parole: tendiamo alla autentica loro libertà. Libertà è, in fase di crescita, avere una guida esperta che indica la strada, che pone anche dei paletti sapendo, però, che il suo scopo non è quello di ben fissarli, ma di rimuoverli, arrivando a non averne bisogno; ed è ben felice, la guida, quando può abbatterne uno perché veramente si sforza di lasciare tutti di spazi che riesce a scorgere favorendo i tutti i modi il successo per ogni azione che l’educando intraprende. Infatti, se le cose vanno bene, siamo spinti a fare ed a fare meglio; se le cose vanno male, tendiamo – nella migliore delle ipotesi – a non fare. Stimoliamoli dunque a fare, a fare da soli e a fare bene.