Ore 7 e 20 del mattino. Il papà è già uscito per il lavoro e il pulmino per la scuola parte alle 7.30. Spunta una nota da firmare vecchia di due giorni. Che succede adesso?
Un’improvvisa vampata di sdegno ci assale, una miriade d’impulsi preme, siamo in difficoltà a gestire subito il grave problema. Il guaio sta proprio in questo: la gran parte delle decisioni dobbiamo prenderle in fretta, senza il tempo per riflettere. I papà e le mamme devono troppo spesso agire immediatamente, le situazioni che sono chiamati a gestire raramente consentono interventi frutto di scelte a lungo meditate.
La reazione spontanea di ogni mamma, trascurando gli schiaffi che non si usano più (o no?), qual è?
È facile individuare le reazioni negative che potremmo mettere in atto. Gli urli e l’abbandono: Basta, basta, non ne posso più, io non firmo. La disistima: Ma che figura, lo sapevo io, non sei capace di fare niente. I sarcasmi: Tu, e tutti i giovani d’oggi, solo tv, pallone e play station, ecco il risultato. Le previsioni disgraziate: Sei su una cattiva strada, finirai male. Le prediche: Quante volte te l’ho detto che devi studiare e comportarti bene. I paragoni: Guarda tuo fratello, lui sì che… I piagnistei: Ma non vedi che fai disperare tutti noi, che ci spacchiamo la schiena per te. L’autoritarismo: Da oggi in poi ti sistemo io. La delega: Io non so più che fare, te la vedrai con tuo padre stasera. Non voglio continuare, ma certamente ognuno può aggiungerne altre.
La pedagogia preventiva positiva che cosa, invece, ci può consigliare?
Proprio perché ci risulta facile, e immediatamente agibile attuare interventi negativi, è determinante, allo scopo di affrontare correttamente i problemi quotidiani, riflettere per tempo sui medesimi, fare cioè della pedagogia preventiva allo scopo di dotarci di idee ben chiare che indubbiamente determineranno il comportamento sia nei casi urgenti, che in quelli per i quali ci è dato un margine di tempo per decidere. Possiamo cercare i comportamenti positivi, anche se questo sarà più difficoltoso. Essere solidali, anche quando sbagliano: Dimmi sono qui per aiutarti. Essere recettivi, perché forse nei due giorni precedenti, non lo siamo stati molto: Dimmi sono qui per ascoltarti. Stimolare al positivo: Hai sbagliato, ma so che ce la metterai tutta, perché sei in gamba. Dare costantemente fiducia: Sei stato castigato perché te lo meritavi; ma, ne sono certa, ce la farai. Assolutamente evitare di screditare l’autorevolezza dell’insegnante: Che ci vuoi fare, quella professoressa lì non capisce niente. Superare il guaio immediato, per favorire il dialogo in un secondo e più tranquillo momento: È una brutta nota, te la firmo e vai a scuola, potremo parlarne stasera. Coinvolgere il coniuge, cercando una linea d’azione comune: Io ho fatto così, tu che ne dici? Perciò noi faremo… Sentire, appena possibile, l’insegnante per capire la situazione, ascoltandone le proposte e concordando un comportamento univoco: Potremmo, insieme, intraprendere questo cammino educativo. Riprendere il dialogo la sera, in cui si può parlare liberamente tutti, terminando con i giusti rimproveri e con l’assunzione di impegni che una volta rispettati susciteranno il nostro elogio, ma eventualmente violati non potranno non avere come conseguenza altrettanto giuste sanzioni. Non bisogna dimenticare che lo scopo, anche delle correzioni, è quello di disincentivare l’errore, primariamente con stimoli giusti orientati verso il risultato atteso e solo secondariamente con interventi punitivi: O.K., siamo d’accordo, sicuramente sei in grado di impegnarti, e noi ti aiutiamo; ma….
Una grande risorsa della pedagogia positiva?
Certo una grande risorsa, perché non c’è nessuna punizione per la nota presa. Rimproverare, ma non punire quando uno sbaglia, affinché egli medesimo possa prendere atto dell’errore e faccia i relativi propositi. Solo la violazione di questi ultimi viene sanzionata con un castigo.
Occorre, infatti, anche in questo caso, un saggio uso dei premi, dei castighi e dei doni. A proposito di questi ultimi, pensiamo anche a un dono ogni tanto. Un pensiero che arriva così, senza motivazione, anzi con una fortissima motivazione: Ti voglio bene. Il che vuol dire: Voglio il tuo bene anche quando ti riprendo e ti castigo per una brutta nota.
Le note a scuola sono un grande cruccio per tutti gli studenti. Sono utili? Non si potrebbero abolire?
Le note sono utili? Personalmente ho qualche dubbio. In ogni caso sono come le medicine, hanno sempre degli effetti collaterali indesiderati. Sicuramente vanno usate con estrema parsimonia, un professore capace e autorevole, infatti, non ha bisogno di dare note.