Come possiamo trasmettere la fede in famiglia? Esiste una “pedagogia” della fede?
Indubbiamente, esistono tantissimi studi sulla pedagogia della fede, ma io vorrei proporre la pedagogia preventiva positiva anche a questo proposito.
Applicandola alla realtà concreta di una mamma ed un papà che educano il loro bambino?
Sì. Ho incontrato nel corso degli anni moltissimi genitori in altrettanti incontri di formazione loro dedicati nelle scuole, negli oratori, biblioteche, associazioni, parrocchie e, ad ogni incontro, ho cercato di sapere quali convinzioni avevano circa gli argomenti trattati. Lo scopo è evidentemente quello di applicare la pedagogia preventiva positiva. Far emergere, cioè, che cosa si pensa di un fatto educativo, elencare le opinioni ed i relativi comportamenti che si connotano in negativo, analizzare accuratamente le idee positive per elevarle alla coscienza razionale, convinti che al momento di prendere delle decisioni saranno queste idee positive, se ben radicate, ad indirizzarci quasi senza pensarci nella scelta e nel comportamento concreto.
E che cosa ci propone a proposito della nostra fede la pedagogia preventiva positiva?
Propone un’analisi dei principi preesistenti in ogni genitore circa la fede, la speranza, la carità e circa i messaggi negativi o positivi che tali principi irradiano sull’educazione. Evidentemente per consolidare comportamenti validi che ci saranno di grande aiuto nel compito, difficile ed entusiasmante, di educare i nostri bambini alla fede.
Qual è la prima cosa da fare?
Ho sempre rilevato, profonda e consolidata, l’opinione che per educare i piccoli alla fede occorra far dire le preghiere, mandarli in chiesa, portarli al catechismo, spiegare i comandamenti, dare buoni consigli, esigere comportamenti consoni a chi si dice cristiano.
Non è questo che si deve fare? Non dobbiamo più insegnare le preghiere e mandarli a Messa?
Tutto questo certo non è sbagliato; ma per garantire la trasmissione del “dono”, c’è “preventivamente” un’altra strada da percorrere: cambiare prima di tutto noi stessi, per cambiare quanto trasferiamo di nostro a loro. L’educazione non è fatta che in minima parte di azioni sugli allievi, è fatta in larghissima parte di interventi su di noi; ciò è maggiormente vero, quando si tratta di “comunicare la buona novella” che, prima di essere un insegnamento o un codice di comportamento, è una Persona: è Cristo. Servono, infatti, a poco o a nulla le nostre parole, le preghiere insegnate e recitate, i sermoni, le esortazioni e gli inviti come le imposizioni e gli ordini o gli elogi, i fai così o cosà… se manca l’autentica testimonianza di fede e di coerente comportamento da parte dell’educatore. Solo allora saranno validi anche gli indispensabili insegnamenti tradizionali. È questa la prospettiva del Nuovo Itinerario per l’Introduzione alla Vita Cristiana.
E qui siamo molto carenti. Parliamo, perciò, della pedagogia negativa cioè dei comportamenti, degli atteggiamenti, delle parole che non vanno in noi?
Circa la fede lasciamo trapelare l’idea che sì, ma chi lo sa?: Io ci credo; ma quello che c’è qui lo vedo. L’aldilà? Sì, c’è, forse, ma nessuno è mai tornato indietro. C’è qualcosa, ma che cosa? Però tu devi andare a Messa tutte le domeniche. Se è questo il clima di fede che si respira in casa nostra, la pedagogia positiva ci rivolge un invito pressante alla conversione per non incorrere nello stesso rimprovero rivolto alla Chiesa di Laodicea. Non siete né caldi, né freddi (Ap 3,15-16).
Continuiamo con la speranza?
Certo. Con il sacramento del matrimonio abbiamo ricevuto la Grazia di stato, ossia un aiuto divino speciale per vivere la nostra vocazione sponsale, materna e paterna. Da qui dovrebbe sgorgare abbondante la fiducia nello Spirito Santo, nella Provvidenza. Ma questa serena speranza sembra non dare forma a quello che comunemente facciamo capire ai nostri bambini. Di solito con le nostre parole e con il nostro concreto comportamento diciamo loro che: Va tutto male, tutti imbrogliano, tutti rubano. Non c’è niente da fare. Però tu non sei così, ma prima o poi ti adeguerai. Rischiamo di esserne così convinti che non operiamo nemmeno più per cambiare e seminiamo la credenza che vivono e viviamo male e nel male, che il bene è impossibile e pertanto si parla di disadattamento vitale e di disagio giovanile.
E circa l’amore?
Da ultimo la Carità. L’amore vicendevole, la solidarietà, gli affetti, la volontà di volere il bene delle persone care, ma anche di amare i nostri nemici, sono palesi in noi? Temo di no, perché concretamente, rilevo indicazioni diverse: Sì certo, cose belle di cui parlare, sentimenti nobili verso cui orientare i giovani, ma poi nella vita concreta è meglio non fidarsi troppo, non lasciarsi andare ai sentimenti, difendersi dai nemici. Però tu sei ancora un po’ romantico. Più presto lo impari e meglio è per te, eviterai cocentissime delusioni. In fondo in fondo, quando diciamo veramente quello che pensiamo emerge la nostra convinzione che tutto avvenga per interesse, che l’altruismo, l’onestà, la virtù siano belle cose, ma non applicabili pienamente nella vita concreta, proprio per non farsi schiacciare.
La pedagogia preventiva positiva della fede ci dice, ovviamente, qualcosa di diverso.
La pedagogia positiva ci dice che possiamo cambiare musica: Ho una fede granitica, solida, sicura, so che la fede è un dono offerto a tutti, sono ultrafelice di averlo accettato. Per me la Messa festiva, la preghiera e la confessione sono appuntamenti importanti e gioiosi. Sono certo che sto vivendo una dimensione transitoria, cui seguirà la vita reale. Puoi anche tu, godere del dono di una fede incrollabile. Poi, a proposito della grande fiducia che è in noi: Noi non siamo dei disperati, perché abbiamo la speranza cristiana. Lavoro ogni giorno per un mondo migliore. Possiamo vincere il male, il terrorismo, la corruzione, la mafia, le raccomandazioni. La Chiesa, nella nostra Parrocchia e nel mondo intero, costruisce pian piano il Regno di Dio. Anche tu puoi, dipende da te, Dio ti aiuta, aiuta proprio te e, se vuoi, puoi. Infine: L’amore è bello, Dio crea il mondo per amore. Ho scoperto di essere amato da un Dio che è più che padre, è Abba, babbo. È possibile, ci si può voler bene. Gesù, il salvatore ci ha dato l’esempio: è presente. Quindi puoi amare il mondo intero, non potranno mai impedirti di amare. Farai della tua vita un capolavoro di bene, sarai felice di un amore fedele, vero, unico ed autentico che durerà sempre.
Infine agli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado…
Solo una domanda agli insegnanti credenti: Traspare la vostra gioia per aver incontrato Cristo?
E a quelli che non credono?
L’uomo ha sete della verità. Cercatela sempre, senza sosta, non arrendetevi mai. Questa sete sarà appagata, magari quando i vostri alunni, vi porranno delle domande sulla vita, sul mondo, sulla morte, sull’al di là, ecc.